M5s: aumentano i malumori anche sui territori

Osservare come si posizionano i Cinquestelle ai vari ballottaggi è utile per capire i sommovimenti interni anche sui territori

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M5s: aumentano i malumori anche sui territori
Le sfide principali, ovviamente, sono quelle di Roma e Torino, che riflettono nell’ambito locale tutte le divisioni che esistono (e persistono) a livello nazionale. Nella Capitale Virginia Raggi non si è mai espressa pubblicamente nella sfida tra Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti, mentre Giuseppe Conte ha dichiarato pubblicamente il suo voto per il candidato sindaco del centrosinistra, ex ministro dell’Economia del suo ultimo governo, ma senza impegnare l’intero Movimento, ribadendo che a suo modo di vedere “gli elettori non sono pacchi che si spostano”.

É chiaro, però, che la parola del leader ha un peso per una parte di simpatizzanti del M5S, ma c’è anche chi alla fine deciderà di restare a casa e altri che, invece, non accetteranno mai di dare il consenso a quel Pd che tanto hanno combattuto, sia negli anni dell’opposizione a Ignazio Marino sia nella consiliatura a guida Cinquestelle, virando sul candidato di centrodestra.

Anche a Torino la storia si ripete. In città hanno fatto discutere le uscite di due compagni (di vita, non di partito) ‘di peso’.

Si tratta del marito di Chiara Appendino, l’imprenditore Marco Lavatelli, che ha deciso di dare il suo voto a Paolo Damilano, che corre sotto l’effige del centrodestra. Mentre il fidanzato della ex sfidante Valentina Sganga, candidata sindaca per il Movimento che si è fermata al primo turno, ha invece scelto di dare fiducia al dem Stefano Lo Russo.

In entrambi i casi ci sono pezzi di Movimento che hanno percepito i rispettivi ‘endorsement’ come un’indicazione, anche se nessuno dei due si è spinto oltre il limite dell’opinione personale. Ma ci sono anche altri ballottaggi che hanno fatto discutere, in comuni sicuramente più piccoli, ma non meno ‘caldi’ politicamente. Come Benevento, dove i parlamentari pentastellati hanno scelto di appoggiare Luigi Diego Perifano, sfidante di Clemente Mastella.Dal locale al nazionale, la situazione non migliora.

Perché nei gruppi il dissenso continua a montare, rischiando di diventare presto insofferenza. Ciò che non va giù a una parte di M5S, soprattutto tra i deputati, è l’eccessivo appiattimento sul Pd, ma anche lo scarso dialogo con il neo leader, Giuseppe Conte, che ha i suoi referenti nelle truppe ma spesso non risponde al telefono o ai messaggi degli altri parlamentari. Secondo quanto trapela, nei prossimi giorni potrebbe arrivare l’annuncio delle nomine per i nuovi organismi interni, anche se nessuno si aspetta fuochi d’artificio dell’ultima ora: in pole restano Paola Taverna, Vito Crimi, Alessandra Todde, Chiara Appendino, Mario Turco e Alfonso Bonafede.Resta, infine, un mistero l’arrivo di Beppe Grillo nella capitale la prossima settimana.

Non c’è alcuna certezza che il garante si faccia vedere e questo lascia l’amaro in bocca a diversi parlamentari, che speravano di poter finalmente parlare con il co-fondatore. Soprattutto quelli che in queste settimane non capiscono, non vedono o non condividono la linea politica imboccata dall’ex premier.

Grillo sa di essere un catalizzatore e, forse, proprio per questo potrebbe rinviare il suo viaggio a Roma. Magari farà sedimentare anche i progetti di Virginia Raggi, che settimana prossima dovrebbe vedere proprio Conte.

E chissà, darà un occhio anche alle mosse di Alessandro Di Battista, sempre più in sintonia con il presidente di Rousseau, Davide Casaleggio, ma soprattutto con quel pezzo di Cinquestelle che non vede più i valori delle origini nel neo-Movimento.
M5s: aumentano i malumori anche sui territori

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