Ma io difendo il Principe Azzurro
Le fiabe devono essere prese sul serio.
Sono uno strumento insostituibile per la conoscenza umana: indicatori delle profondità delle nostre paure, verità sconosciute che riemergono attraverso parabole, metafore, paradossi fantastici.
Nelle fiabe sono da sempre presenti orfani, orchi, streghe, potere e soprusi. La tendenza di indossare gli occhiali della “buona causa” per rileggerle è oggi estremamente pericolosa.
Se prima si analizzava tutto con la lente di ingrandimento marxista, oggi si usano le lenti a contatto rigide del buonismo e del politicamente corretto: un’ipermetropia psicoanalitica mista a un astigmatismo giudiziario. Bisogna davvero cambiare le favole per adeguarle alla realtà di oggi?
Tutto quello che l’autore non voleva descrivere, va semplificato, sacrificato sull’altare del conformismo decretando se sia buona o cattiva letteratura?
Così il principe azzurro dà un bacio non richiesto a una Biancaneve priva di consapevolezza, i sette nani vanno a lavoro in spregio delle protezioni di legge, il cacciatore è oggi un collaboratore di giustizia (ha confessato il piano omicidiario della Matrigna e secondo alcune fonti attendibili, oggi vive in una baita sotto protezione).
Cenerentola è stata fermata in palese violazione del coprifuoco fissato alle ore 22. Carteggi processuali e medicalizzazioni umiliano le antiche fiabe.
Chiediamo l’assoluzione con formula piena del Principe denominato Azzurro perché il fatto contestato ai danni della suddetta Biancaneve a nostro avviso, non costituisce reato.
Ma io difendo il Principe Azzurro
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