Mentre nei partiti di praticamente tutti i paesi del mondo è in atto la caccia a chi è filoputiniano, in Italia si assiste ad un vero e proprio derby a destra: tutti condannano all’unisono l’attacco all’Ucraina e il sangue versato, ma ci sono anche altre considerazione che vanno fatte per quanto riguarda i distinguo in atto e le azioni future dei conservatori italiani di FDI e della Lega.
Meloni
Giorgia Meloni è reduce dalla partecipazione al Cpac, il Congresso dei conservatori americani, a Orlando, in Florida, dove è stata accolta calorosamente (“Giorgia, Giorgia”, ha urlato la platea).
Si tratta del secondo invito giunto dagli Usa per rappresentare la destra italiana, e ora anche europea, alla loro assise. “Cari amici – ha detto – questa è la seconda volta che salgo su questo palco. La prima volta sono stata invitata qui come leader di Fratelli d’Italia, un piccolo orgoglioso partito conservatore italiano. Oggi mi rivolgo a voi come presidente del partito dei Conservatori Europei, che riunisce 44 partiti patriottici e conservatori d’Europa e del resto del mondo, compreso il Partito Repubblicano americano”.
A testimoniare un rapporto che si sta consolidando, ieri il presidente di Fratelli d’Italia ha incontrato a Roma l’incaricato d’Affari ad interim presso l’ambasciata degli Stati Uniti, Thomas Smitham per discutere di guerra e anche di rapporti bilaterali italo-americani. Meloni fa parte inoltre da un anno dell’Aspen Institute, prestigioso think tank americano presieduto da Giulio Tremonti. Insomma, i conservatori italiani si stanno accreditando in vista delle prossime urne e questa volta in maniera chirurgica.
Salvini
In precedenza, la visita di Matteo Salvini negli Usa dall’allora Segretario di Stato Mike Pompeo non era stata molto positiva: fonti diplomatiche riportarono perplessità su strategie, metodo e carattere. Il pensiero alla vicenda Metropol c’è e molta stampa (non solo italiana) lo ricorda a Salvini e ai suoi elettori ancora in questi giorni. Dalla sua, ha la partecipazione al governo Draghi, il più filoatlantico dal 2018 ad oggi, dopo gli esecutivi Conte accusati di essere troppo vicini a Cina e Russia.
Il punto, dunque, non è tanto la vicinanza di ieri di qualche leader politico all’inner circle di Putin, ma il posizionamento di oggi rispetto all’alleanza euroatlantica e, quindi, agli interlocutori (di domani) d’oltreoceano.
@L_Argomento
(Foto: twitter profile of Giorgia Meloni)