Alice De Andrè: “Bullizzata a scuola, ho pensato di cambiare cognome”
Alice De Andrè racconta il suo periodo non facile: una eredità pesante unita agli episodi di bullismo di cui è stata vittima.
Forse non tutti sanno di chi stiamo parlando, eppure il suo cognome non ha bisogno di presentazioni: Alice, figlia di Cristiano De Andrè e Sabrina La Rosa e nipote di Fabrizio: oggi si dedica al suo lavoro di attrice, ma la sua vita non è sempre stata cosi facile.
“Ho pensato di cambiare il cognome. A scuola ho combattuto con le bulle che volevano buttarmi giù dalle scale” ha rivelato la giovane nella sua intervista per il settimanale F e ancora: “Non mi sentivo compresa e a scuola ero vittima di bullismo: alcune studentesse volevano buttarmi giù dalle scale e avevano creato persino un gruppo sui social pieno di minacce violentissime come legarmi e bruciarmi”.
Davvero un periodo tremendo il suo che oggi ha 24 anni e sta per debuttare in una fiction tv: una grande soddisfazione che si è guadagnata con tanto impegno.
Alice De Andrè: “Il mio cognome? Pensavo di non essere libera”
Un passato davvero pesante quello della giovane che oltre al bullismo delle sue amiche a scuola, ha da sempre dovuto fare i conti con il cognome che porta, ancora oggi molto pesante.
“Ho pensato anche di usare un altro nome. Ho avuto paura di non essere libera. Io non ho un piano B. Anche se è un privilegio, sento la responsabilità di un nome ingombrante” ha confessato sempre nella sua intervista.
Ad ogni modo, oggi le cose per lei sembrano decisamente essere cambiate, la sua passione di diventare attrice, sta per diventare una bellissima realtà: prossimamente la vedremo debuttare in Com’è umano lui, film diretto da Luca Manfredi ambientato nella seconda metà degli anni ’50 a Genova.
E a chi sui social, ancora oggi la accusa di non rispettare la memoria di suo nonno Fabrizio, lei risponde senza peli sulla lingue: “Spesso, sui social e non solo, mi accusano di mancargli di rispetto. Ma io me la prendo con chi vuole farne un santino, anziché un uomo che ci ha dato le parole di cui avevamo bisogno”.