Tutti gli errori nel sito del governo sul Pnrr

Da Riccardo Luna una bocciatura senza appello del nuovo portale del governo dedicato al Recovery

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Tutti gli errori nel sito del governo sul Pnrr
Riccardo Luna, direttore di Italian Tech, si incarica di fare una impietosa disamina del nuovo sito dedicato dal governo al monitoraggio dei progetti finanziati dal Pnrr. Il quadro che dipinge non è dei migliori.

“Quale terribile “rischio e pericolo” potrà mai correre chi entra su un sito web della pubblica amministrazione? Cosa potrà mai succedere? E quindi perché l’utente del nuovissimo sito del Recovery Plan, Italia Domani, deve riconoscere e accettare ‘che l’uso di questo sito è a suo esclusivo rischio e pericolo’?”, si chiede Luna.

Il direttore della testata tech di Repubblica prosegue la sua analisi e si chiede: “Da quale preistoria della digital burocrazia arriva questo strano prodotto che pure dovrebbe essere la vetrina di “un nuovo Paese … pronto a partire con Italia Domani, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”.

Se è vero che Italia Domani “lascerà una preziosa eredità alle generazioni future, dando vita a una crescita economica più robusta, sostenibile e inclusiva” va detto che questo purtroppo è il sito web sbagliato. Avrebbe dovuto essere uno strumento di monitoraggio e rendicontazione civica: ecco come vengono spesi i soldi del Recovery Plan, ecco a che punto sono i cantieri, vi diciamo tutto, non abbiamo niente da nascondere. E invece “l’utente accetta che il sito e tutti i suoi contenuti, ivi compresi i servizi eventualmente offerti, sono forniti “così come sono” e “con tutti gli errori””. Quali errori? E chi li ha commessi?

Continuiamo a leggere dalla sezione “ termini e condizioni”: “La Ragioneria Generale dello Stato, pertanto, non rilascia alcun tipo di garanzia, esplicita o implicita, riguardo tali contenuti, ivi compresi, senza alcuna limitazione, la liceità, il diritto di proprietà, la convenienza o l’adeguatezza a particolari scopi o usi”.

Cioè: la Ragioneria Generale dello Stato pubblica i dati sul Recovery Plan ma non garantisce che siano leciti, convenienti o adeguati e nemmeno che siano di sua proprietà. Peraltro, la suddetta Ragioneria non garantisce nemmeno “che il sito sia compatibile con le apparecchiature dell’utente o che sia privo di errori o virus, bachi o “cavalli di Troia””. Quindi è un sito web della pubblica amministrazione che potrebbe non essere compatibile con i nostri computer o i nostri telefonini e che potrebbe avere errori e virus informatici anche gravi.

Per questo, ovviamente, “la Ragioneria Generale dello Stato non è responsabile per i danni subiti dall’utente a causa di tali elementi di carattere distruttivo”.

Prosegue Riccardo Luna: “Ma di che parliamo? Il governo mette in rete lo strumento di comunicazione, informazione e partecipazione più importante dei prossimi cinque anni e lo fa in questo modo? Un sito vetrina, dal quale non è possibile scaricare dati per fare elaborazioni e controlli (open data, dove siete finiti?); anche perché i dati forniti potrebbero non essere veri o aggiornati? Senza contare che c’è una applicazione delle norme sul copyright perlomeno stravagante su cui torneremo”.

Dando notizia del fatto che il sito era online, il 3 agosto scorso, la portavoce di Mario Draghi, Paola Ansuini, in un tweet ha scritto che “da oggi i cittadini potranno informarsi e consultare i progetti e le riforme del #PNRR, monitorare gli investimenti e la realizzazione del Piano #ItaliaDomani”.

Luna a questo punto è furioso: “Voglio pensare che non abbia davvero visto il sito. Non lo ha visto lei e non lo ha visto il presidente del Consiglio. Voglio pensare che quel sito sia il risultato del riflesso condizionato di qualche burocrate digitale che aveva fretta di andare in ferie e ha semplicemente replicato un form già presente, purtroppo, in molti altri siti della pubblica amministrazione, senza tenere conto della sua evidente inopportunità soprattutto nel sito web che deve raccontare il nostro futuro. Questa non è Italia Domani. E’ Italia dell’Altro Ieri. Italia di Venti Anni Fa”.

I primi fondi del PNRR arriveranno lunedì. C’è tempo e modo per rimediare. Magari anche decidendo di pubblicare tutto in formato aperto: gli open data in questi anni erano l’unico parametro digitale sul quale l’Europa non ci bocciava. Sarebbe bizzarro tornare indietro proprio adesso.
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