Chi si illudeva che l’incontro tra i ministri russo e ucraino al vertice di Antalya potesse fruttare un qualche risultato, resterà doppiamente deluso. In questa fase ci sono pochi elementi di ottimismo: il quadro non muterà a breve, per una serie di ragioni di merito più che di metodo. I blocchi sono lontani anche perché non si vede in Russia un qualche segnale di rivoluzione che possa essere anticamera ad un cambio di regime.
Ankara illusa
La Turchia è il principale acquirente di gas naturale russo e ucraino, anche per questa ragione Erdogan voleva fortemente per sé il ruolo di mediatore. Inoltre l’economia turca sta diventando sempre più vulnerabile ed è difficile sperare che si riprenda entro l’anno in corso. Il presidente turco non ha la forza per far cambiare posizione a Putin, anche se ha detto a Usa e Nato di essere pronto a farlo. L’unica figura in grado di avere un’ascendente sul Cremlino è il presidente cinese Xi Jinping.
Patriot
La vicepresidente americana Kamala Harris porta in dote alla Polonia una batteria di Patriot, sottolineando che si tratta di armi di carattere difensivo. Un’altra scelta tattica precisa e ragionata da parte degli Stati Uniti, che non intendono offrire a Vladimir Putin un’occasione di reazione. Per cui falliti i colloqui ad Antalya, gli USA lanciano l’allarme sull’uso di armi biologiche da parte delle truppe di Putin che ormai si sono concentrate su obiettivi civili.
Kiev addio
E’fuga da Kiev, dove metà della popolazione cittadina è fuggita dalle proprie abitazioni per timore dei bombardamenti che si stanno intensificando mentre l’occidente ragiona ancora su come dare un senso ai prossimi passi negoziali. Diplomazia sì, ma continuando di questo passo aumenteranno solo i morti.
@L_Argomento