Chi chiede al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di non intestardirsi e lasciare la partita per evitare altri morti, non conosce la storia. E’sufficiente guardarsi indietro alla battaglia di Lepanto, oppure alle Termopili, fino alla resistenza europea contro il nazismo, per comprendere come sia quella una richiesta a metà strada tra utopia e stoltezza.
O si vince o si muore
Kiev non può fare adesso un passo indietro clamoroso, semplicemente perché significherebbe spianare la strada ad altre campagne simili. Mosca potrebbe voler replicare in Moldavia, Lettonia, Georgia. Pechino potrebbe decidersi ad avventurarsi su Taiwan e Ankara su Cipro. Ue e Nato verrebbero definitivamente escluse dai processi decisionali. Non si tratta, quindi, solo di essere o meno un eroe: Zelensky sta svolgendo, suo malgrado, un ruolo ben al di là del semplice capopopolo. O si vince o si muore, è lo slogan che tutta la resistenza ucraina pronuncia quotidianamente.
Deponete le armi
Per questa ragione Zelensky non fa un solo passo indietro, ma al momento solo in avanti. In un video messaggio ha invitato gli invasori a deporre le armi e ad arrendersi. Ai soldati russi, che chiama “coscritti russi”, dice: “Ascoltami attentamente! Ufficiali russi! Sai già tutto questo. Non prenderai nulla dall’Ucraina, prenderai solo vite. Molte. Ma anche le vostre vite saranno prese. Ma perché dovresti morire? Per quello? So che vuoi vivere! Vi daremo una possibilità, una possibilità di sopravvivere se vi arrendete. Fate la vostra scelta!”.
Sullo sfondo le telefonate con Biden e Macron, gli attentati a cui è scampato, la possibile carta diplomatica da giocare prima di un contatto telefonico con Putin: tutto si potrebbe verificare in un breve lasso di tempo, ma è il lavorìo a monte che ne richiede ben altro.
@L_Argomento