Petrolio ancora su, con un + 1,84% che lo fa giungere a 85,36 dollari al barile mentre il Brent del Mare del Nord va a 87,70 dollari con un aumento dell’1,40%. E’ il settimo anno di massimi. In sostanza gli Usa appaiono impotenti dinanzi a questi numeri, mentre i prezzi del petrolio salgono e dovrebbero continuare a salire per tutto quest’anno. Di contro molti membri dell’OPEC si stanno confrontando le singole quote di produzione. Appare oggettivo, ma ancora più preoccupante, che a questo punto i maggiori players non possano fare altro che attendere passivamente come continuerà il trend del prezzo del petrolio, con imprese e famiglie già zavorrate dal caro-bollette. Il recente rilascio delle riserve è stata l’extrema ratio messa in campo per bloccare i prezzi della benzina, spinti verso l’alto dai prezzi del greggio, ma si è trattato del fisiologico riverbero del rimbalzo della domanda globale.
La strategia Usa fino a questo momento si è diretta verso la volontà della Casa Bianca di mantenere la benzina alla portata degli elettori in vista delle elezioni di midterm, a cui i Democratici arrivano in grandissime difficoltà. Tra l’altro molti analisti concordano nel ritenere che i prezzi del petrolio sono influenzati da fattori globali piuttosto che locali. Al contempo andrà valutato lo scenario cinese dove la ripresa dei consumi accanto ad un possibile depotenziamento di Omicron nel prossismo trimestre, potrebbe portare i prezzi ad avvicinarsi ai 100 dollari al barile. Ma non è tutto, perché negli Usa le rigide previsioni di temperature hanno fatto salire i prezzi del gas naturale a oltre $ 4,85 per milione di unità termiche britanniche (MMBtu). Si tratta del livello più alto dal novembre scorso.
@L_Argomento