Draghiani senza Draghi: cresce la tensione e la pulsione a programmare fra chi ha votato la fiducia al premier, certi che ormai le urne si avvicinano e vanno costruite con una nuova piattaforma contenutistica e di forma. Il Pd è chiamato ad uno scatto di reni, abbandonando il dialogo con il M5s e provando ad abbracciare una serie di altri alleati, tutti con il comun denominatore del sì al governo uscente.
Addio
Le fuoriuscite di Gelmini, Brunetta e Cangini da Forza Italia sono state tarate su una consapevolezza: l’agenda Draghi, europeista e atlantista, non sarà come quella di Monti dieci anni fa, per cui su quello va costruito il polo (senza il m5s) che dovrà provare a contrastare il destracentro a trazione meloniana. Non è semplice né automatico, dal momento che già l’esperienza di Scelta Civica è stata deficitaria per una serie di motivazioni note, più o meno a tutti.
Centro
Azione, ItaliaViva, Pd e le varie frattaglie di centro, depurate dai grillini, stanno immaginando un contenitore comune che sia propulsore delle istanze con cui l’Italia dovrà fare i conti: l’inflazione, le decisioni della Bce, la partita del Pnrr e il debito pubblico italiano, senza dimenticare l’ombra della troika che si staglia sul paese. I democratici sono quelli più in difficoltà: se Renzi e Calenda da sempre hanno tuonato contro i grillini, Letta ha invece difeso l’alleanza con Conte praticamente fino alla fine, nonostante Prodi gli avesse detto ormai due settimane fa che era una strada senza uscita.
Programma
Il ritornello di questo rassemblemant sarà puntato essenzialmente sulla responsabilità di chi voleva continuare con Draghi, contrapposta a chi per mero calcolo elettorale ha scelto di rompere tutto, al netto della mozione pro Draghi azionata dal solo Casini. Il collante di tutti gli altri quindi è l’agenda Draghi, intesa come prosecuzione delle ragioni che avevano portato alla nascita del governo di unità nazionale.
L’anello debole in questo senso è il Pd, i cui elettori non hanno capito la cocciutaggine con cui è stata proseguita l’alleanza con ciò che resta dei grillini, atteso che Conte ha tramato con Salvini per la piroetta finale di ieri in Senato.