Moggi su Calciopoli: ‘Solo io difendo la Juve, non posso sentire stupidaggini da Moratti’
L'ex direttore generale della Juve ha risposto alle parole dell'ex Inter su Calciopoli

L’ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi, ospite a Radio Bianconera, ha risposto alle recenti accuse di Massimo Moratti nei confronti della società bianconera, sottolineando alcuni episodi controversi avvenuti durante la gestione dell’ex presidente dell’Inter.
Luciano Moggi ha parlato del passaporto falso di Recoba
Luciano Moggi ha iniziato menzionando il caso passaporti falsi riferito all’ex giocatore dell’Inter, Alvaro Recoba, che sotto la giurisdizione di Moratti sarebbe diventato comunitario quando originariamente era extracomunitario. Successivamente, Moggi ha affermato che sotto la direzione di Moratti, ci sarebbe stata una presunta richiesta a Bertini, un arbitro, di favorire l’Inter in una semifinale di Coppa Italia. Inoltre, ha sottolineato che il figlio di Moratti, Gian Felice, lo avrebbe citato in giudizio, ma la situazione si sarebbe invertita rispetto alle aspettative, con la Corte d’appello di Milano che avrebbe dichiarato che Giacinto Facchetti faceva una lobby di arbitri. Moggi ha anche menzionato il procuratore federale Palazzi, sostenendo che secondo le sue affermazioni, l’Inter era la società con più problemi a causa del comportamento illegale del suo presidente Facchetti.
L’ex direttore generale della Juventus ha definito stupidaggini le dichiarazioni su Calciopoli da parte di Moratti
Luciano Moggi ha criticato le dichiarazioni di Moratti sulla Juventus in riferimento a Calciopoli dichiarando: ‘Sono solo io che difendo la Juve: non posso sentire dalla bocca di Moratti stupidaggini di questo tipo, perchè loro sono quelli che hanno avuto dei problemi di reato, andato in prescrizione’.
Massimo Moratti in una recente intervista alla Gazzetta di Parma aveva parlato di Calciopoli di una pagina negativa del calcio italiano. Aveva dichiarato: ‘Anni difficili per tutti, ma soprattutto per l’Inter, privati di vittorie che avevamo meritato sul campo’. L’ex presidente aveva poi aggiunto: ‘In quegli anni vivemmo la sensazione di far parte di un gioco più grande di noi, dove tutto era deciso secondo regole che non conoscevamo.