Manovra 2023 e pensioni: Opzione Donna a rischio?

Il rientro dalle ferie estive ha portato con sé una serie di tensioni e incertezze nel panorama politico italiano. I riflettori adesso sono puntati non solo sul consueto meeting annuale di Rimini (che vede impegnati diversi ministri), ma soprattutto sulla prossima riunione dell’esecutivo fissata per il 28 agosto.
Inoltre, la premier Giorgia Meloni ha terminato il suo periodo di relax e si prepara a affrontare le sfide della prossima settimana, con particolare attenzione alla legge di Bilancio 2024.
Fibrillazioni sulla Manovra 2024: opzione donna a rischio?
Il Ministro dell’Economia ha sollevato l’attenzione sulle limitate risorse finanziarie, affermando che “non ci sono i soldi per fare tutto” e sottolineando la necessità di stabilire delle priorità.
Questa dichiarazione sembra una risposta alle molte promesse di riforme e provvedimenti avanzate dai colleghi ministri nelle ultime settimane, spesso fatte senza considerare la reale situazione finanziaria del paese.
Le incertezze sulle misure pensionistiche e Opzione Donna
Mentre il governo sembra intenzionato a ridurre il cuneo fiscale, rimangono ancora molte incertezze sulle misure pensionistiche che saranno incluse nella legge di Bilancio 2024.
Uno dei punti di domanda riguarda l’Opzione Donna, un anticipo pensionistico dedicato alle lavoratrici italiane introdotto nel 2004.
Secondo alcune fonti, Opzione Donna potrebbe essere una delle norme sacrificate nella prossima legge di Bilancio. Questo meccanismo ha permesso a circa 170.000 cittadine di pensionarsi in anticipo rispetto ai requisiti ordinari. Tuttavia, il numero di richieste presentate quest’anno è notevolmente diminuito, con soli 7.536 casi rispetto ai più di 11.000 dello stesso periodo nel 2022.
Le nuove restrizioni proposte
La proposta di Giorgia Meloni prevede un innalzamento dell’età minima per accedere a Opzione Donna da 58-59 anni a 60 anni, sempre con almeno 35 anni di contributi.
Inoltre, le beneficiarie si limiterebbero a tre categorie di lavoratrici: quelle licenziate, quelle con un’invalidità civile almeno al 74% e quelle con un soggetto familiare a carico. Queste restrizioni hanno suscitato polemiche e malcontento, ma sembra che la presidente del Consiglio sia determinata a procedere in questa direzione.