Pierluigi Bersani sette anni fa ha gestito come un principiante la partita per il Quirinale, bruciandosi il futuro. Matteo Renzi attacca così l’ex segretario dem dalle colonne de La Stampa e manda un messaggio all’altro Matteo: Salvini non faccia la stessa frittata di Bersani, perché il centrodestra si farebbe male.
Il senatore semplice di Firenze ribadisce la traccia da seguire per eleggere il successore di Sergio Mattarella: occorre un progetto politico, sia per valorizzare Mario Draghi a Palazzo Chigi, sia per mandarlo al Colle. Fare una mossa senza un costrutto alle spalle, è la sua tesi, significherebbe perdere l’ex numero uno della Bce e l’Italia non se lo potrebbe permettere. Per cui il nodo non è sui nomi di Vittorio Colao e Marta Cartabia papabili premier, ma sullo schema di gioco che si deciderà di realizzare alle loro spalle. Nomi che circolano, con insistenza, anche per il Colle senza Mario: il riferimento è agli ex Presidenti dei due rami del Parlamento, Pierferdinando Casini e Marcello Pera: sul primo si sta coagulando un silenzioso ma intenso consenso foraggiato non solo dai centristi, mentre sul secondo da tempo c’è il gradimento del segretaro della Lega e di una serie di ambiti anche legati al classico mondo dei liberali.
Ma Renzi mette l’accento ancora una volta sul progetto, che lui ha sempre avuto mentre a suo dire Conte e Casalino no (“bravi solo sui sondaggi e sulle dirette facebook”). Per cui, come in un gioco dell’oca, ecco che si torna al punto di partenza, ovvero schema di gioco prima dei nomi di attaccante e portiere, con una granitica certezza: alle prossime elezioni il centro reciterà un ruolo da protagonista.
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