Prima che un rassemblemant, occorre un’agenda (quella Draghi c’è già), un leader (si cerca ancora) e una buona dose di credibilità (ci stanno lavorando in tanti). A un anno esatto dalle prossime elezioni politiche il perimetro del grande centro o come si chiamerà si fa largo, in considerazione di due fattori preponderanti: l’esigenza di drenare il consenso in uscita del M5s, che non ripeterà verosimilmente le percentuali del 2018, e quindi la prospettiva unitaria dopo due anni di macro crisi come la pandemia e la guerra.
Scelte
Lo ha osservato dalle colone del Foglio Luigi Marattin, renziano e liberale, che non sarebbe saggio ripescare dall’armadio un modello funzionale ad un’era geopolitica politica che, oggi, non c’è più. Per cui no a scelte a metà, in un paese come l’Italia già zavorrato da ritardi atavici, come iper burocrazia che rallenta tutto e un debito pubblico in procinto di peggiorare sensibilmente. Sì a scelte forti, di campo e coerenti sia con il momento storico che con l’esigenza di costruire un’alternativa politica credibile, dopo i populismi gialloverdi.
Adieu bipolarismo
Che la terza via fosse nelle corde dell’elettorato italiano è noto anche da prima delle scorse politiche, forse già dal 2011, quando era in decomposizione il bipolarismo muscolare figlio di una legge elettorale diversa. Oggi la prospettiva indica la frammentazione di consensi che, in assenza di voti completamente ideologici, ma solo in piccola parte, può essere guidata da altri contenitori. Certamente il bacino valoriale sarà quello della riduzione delle tasse, della lotta ai ritardi dello Stato, della modernizzazione infrastrutturale, della transizione ecologica dal momento che rappresenta un pacchetto di temi in cima ai pensieri della maggioranza degli italiani. Ma come cemento ideale servirà la politica e una buona dose di figure all’altezza.
Scenari
Da qui alla prossima primavera, però, c’è da gestire un possibile vietnam parlamentare che affievolirebbe lo sforzo liberal-democratico, perché i cittadini semplicemente non capirebbero. Quando il numero due di Forza Italia osserva che occorre trovare una mediazione su catasto come M5s l’ha avuta su difesa lo dimostra ampiamente. La questione delle spese militari agitata da Giuseppe Conte e dal suo gruppo, pur nella libertà di opinione nel merito, rompe uno schema di emergenza in cui ci troviamo.
Stabilità politica, potabilità dell’offerta partitica e soluzione dei problemi sono in cima ai desiderata degli italiani, come rivelano tutti i sondaggi. Sarà questo il punto di partenza: un vestito nuovo, ben stirato e durevole nel tempo, che i liberal-democratici dovranno confezionare e provare a far indossare.
@L_Argomento