Sono fosche le tinte delle previsioni economiche per i paesi dell’area euro, stretti nella morsa della guerra che impatta nel periodo post-pandemia. Un minifocus su tre paesi significativi come Germania, Italia e Turchia può rivelarsi utile per sottolineare le criticità e immaginare le prospettive nel breve e nel medio periodo.
Qui Germania
Dopo i 100 miliardi stanziati sulla difesa, la Germania ne mette altri 3 per terminali di Gnl: il governo ha deciso di noleggiare quattro terminali di gas naturale liquefatto per immaginare una via di fuga dal gas russo, su cui però la polemica infuria tra i pro e i contro. Molti industriali considerano l’abbandono dell’energia russa un grave errore, mentre la fazione atlantista del governo, guidata dal ministro degli esteri Annalena Baerbock, è decisa a sposare lo stop dalle risorse di Mosca.
Nel mezzo la posizione del cancelliere Olaf Scholz che non è serena, dopo il rodaggio iniziale che ha accusato e mentre continua il silenzio di Angela Merkel sulla guerra in Ucraina.
Qui Italia
Il debito pubblico italiano a febbraio è salito a 2.736,6 miliardi con l’inflazione al 6,5%. Al di là della lieve limatura sulle previsioni del 6,7%, è un dato altamente preoccupante. Secondo Bankitalia nei primi tre mesi del 2022 l’Italia ha perso mezzo punto di pil, situazione aggravata dalle previsioni di crescita del Def che vedono “significativi rischi al ribasso”. Anche la Corte dei Conti si pronuncia con un segno negativo (meno 40 miliardi nel biennio fino al 2023).
Gli effetti sociali sono già visibili in Italia, con difficoltà nel pagare le bollette e rischi di licenziamenti da parte di imprese che scontano il caro materie prime.
Qui Turchia
Prezzi alle stelle e costi di produzione aumentati del 300% per gli agricoltori turchi, un trend iniziato già prima della guerra in Ucraina con l’inflazione annuale alla produzione che sfiora il 115%. I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati dal 233% al 344% nello scorso marzo e i prezzi dei foraggi del 130%. Non va bene per nessuno nel paese la combinazione “post-pandemia + guerra”. Se da un lato aumenta la produzione industriale al ritmo più veloce degli ultimi sei mesi, a causa del calo della lira che così ha spinto le esportazioni, dall’altro l’impoverimento generale è un dato oggettivo che non potrà migliorare bel breve periodo.
@L_Argomento