In Europa c’è un problema che si chiama Germania. Il cancelliere Olaf Scholz è stato protagonista di un inizio di mandato complesso: prima ha dovuto scontare una sorta di rodaggio della sua macchina amministrativa e geopolitica, data anche dalla difficoltà di contemperare assieme le istanze (socio-economiche) di verdi, liberali e socialdemocratici senza dimenticare il passaggio dal piglio ventennale di Angela Merkel ad una guida più soft. Poi la guerra in Ucraina e soprattutto la partita del gas stanno provocando più di un grattacapo a Scholz.
Pressioni
La coalizione semaforo non è in crisi, ma il cancelliere è sotto pressione. Le imprese da un lato spingono per non rinunciare al gas russo, partiti e opinione pubblica non concordano nell’inviare armi a Kiev. Nel mezzo il ruolo nuovo, ma diverso, di Berlino in una Ue più Natocentrica. Per questa ragione Scholz fatica non poco a inserirsi nella dinamica bellica in Ucraina: per il momento continua a rifiutare consegne dirette di armi pesanti alla resistenza di Kiev, ma con un escamotage. Berlino darà carri armati tedeschi alla Slovenia in modo che il paese possa a sua volta consegnare i vecchi modelli sovietici all’Ucraina.
Baerbock
Se Scholz temporeggia il ministro degli esteri no. Annalena Baerbock in occasione del suo tour baltico in Lituania, Estonia e Lettonia ha prima annunciato che “difenderemo ogni centimetro quadrato”, per poi promettere in anticipo ai partner della NATO un maggiore sostegno. Sin da prima delle elezioni che l’hanno incoronata ministro, l’esponente dei Verdi si era posizionata sul costone atlantico e filo americano senza se e senza ma. Ha promesso che l’esercito ucraino continuerà a essere rifornito di equipaggiamento.
“Dopo l’attacco russo all’Ucraina, riconsidereremo la nostra sicurezza in Europa e ci posizioneremo più sulla difensiva. Purtroppo la minaccia dalla Russia è reale. L’articolo 5 si applica senza se e senza ma in ogni angolo del territorio della nostra alleanza”.
J’accuse a frau Angela
Non solo più armi, ma un j’accuse alla Merkel. “Quello che dobbiamo fare più che mai è porre fine alle nostre importazioni di energia dalla Russia una volta per tutte. Abbiamo commesso degli errori in quest’area, ma non possiamo tornare indietro nel tempo, non possiamo annullarlo”, ha precisato Baerbock mettendo a nudo la vera questione che tiene banco in Germania e negli Usa: ovvero il rapporto che negli ultimi 20 anni è stato costruito sull’asse Berlino-Mosca e che ha favorito la dipendenza europea dal gas russo.
Ma il governo federale ha ora un problema non da poco: il partito del cancelliere, la Spd, ha nel suo gruppo una serie di dissidenti che non condividono fino in fondo le politiche atlantiste nel conflitto in Ucraina. Un nodo che andrà sciolto a breve.
@L_Argomento