Suor Anna Monia Alfieri, nota istitutrice ed anche religiosa italiana, non ha dubbi: il Family Act finalmente potrebbe mettere davvero fine a tutti gli atavici problemi della scuola, lì dove il governo ha la delega volta a sostenere la funzione sociale ed educativa la famiglia: “Per la prima volta una legge la richiama esplicitamente e si mette al primo posto una funzione, restituendo alla famiglia, ai sensi dell’articolo 30 della Costituzione, il proprio ruolo”.
É legge la riforma organica per famiglie, il Family Act: assegno unico, autonomia giovani, conciliazione vita-lavoro donne. Una norma congrua?
É una norma abbastanza positiva alla quale guardo con fiducia per l’aspetto che attiene alle scuole. Il fatto che sia una legge delega al governo ci fa ben sperare, perché il governo di unità nazionale al capitolo scuola ha ritenuto necessario dare ai nostri ragazzi più competenze e professionalità, anziché sussidi, per consentire loro di restituire i debiti del Pnrr e, aggiungo, ricostruire l’Italia sulle macerie. Il Covid ci ha confermato tutto ciò che sapevamo.
Ovvero?
Tutti i limiti del sistema scolastico italiano, dovuti ad un sovrautilizzo della statale ed ad un sottoutilizzo della paritaria, ne hanno impedito la ripartenza globale, che c’è stata a macchia di leopardo. Aggiungo un passaggio che mi preoccupa fortemente: è stato acuito il divario fra nord e sud, dove già la scuola non era un ascensore sociale.
Perché guarda a questa delega con positività?
Semplicemente perché potrebbe mettere davvero fine a tutti gli atavici problemi della scuola, lì dove il governo ha la delega volta a sostenere la funzione sociale ed educativa la famiglia: per la prima volta una legge la richiama esplicitamente. Spesso in passato le leggi hanno creato confusione indicando il diritto della scuola ad esistere: qui invece si mette al primo posto una funzione, restituendo alla famiglia, ai sensi dell’articolo 30 della Costituzione, il proprio ruolo.
Altro passaggio significativo è quello delle agevolazioni, contente nell’articolo 1 del Family Act?
É previsto apertamente che si debba affermare il valore sociale delle attività educative e di apprendimento, anche non formale, dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali, esenzioni e deduzioni della base imponibile. Finalmente, direi, soprattutto rispetto a cosa era la scuola per il M5s: ciò ci riporta agli anni della famosa legge Berlinguer. Un comma molto importante perché prevede i compiti educativi delle famiglie e non delle scuole. Si potranno quindi assegnare somme di denaro vincolate, che vanno ad aiutare le classi sociali svantaggiate. Ma non è tutto.
Ovvero?
É in linea con la legge Berlinguer secondo cui all’articolo 9 lo Stato può adottare un piano straordinario di finanziamento da utilizzare per la spesa sostenuta e documentata dalla famiglia per l’istruzione, mediante l’assegnazione di borse di studio di pari importo. É sintomatico che sul tema dei tetti alle borse di studio sia stato assolutamente decisivo il lavoro fatto negli ultimi anni: il tetto massimo lo abbiamo già definito, era il costo standard di sostenibilità per allievo da 5.500 euro. Inoltre lo stesso ministero, ogni anno, emana il decreto del costo-medio per studente dove dice che tutte le scuole paritarie che applicano una retta al di sotto del costo medio, applicano rette cosiddette simboliche ai fini dell’Imu. Tale costo medio va da 5.000 euro dell’infanzia a 6.500 delle superiori. Quindi il tetto c’è.
Con quale vantaggio?
Favorirà sicuramente l’intero settore: la scuola paritaria sarà libera dal peso economico, si avrà maggiore trasparenza e si continuerà con il principio della valutazione così come il governo sta già facendo nel decreto rilancio. D’altro canto la scuola statale comincerà a funzionare bene perché si stabilirà una una competizione.
Un altro obiettivo è il rafforzamento delle politiche di sostegno alle famiglie per le spese scolastiche ed educative?
Esatto. All’articolo 2 si legge che andranno previste misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per l’intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l’infanzia. Quindi da zero a 6 anni gratis: si sceglie la procedura di aiutare completamente le famiglie. Tale decreto va così a rafforzare il decreto legislativo 65 del 2017 agli articoli 9 e 12, quando era ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. Quel decreto fu talmente azzeccato che molti sindaci anche di centrodestra lo attuarono pienamente nei comuni.
Qualche esempio?
Cito l’esempio del Comune di Arona, dove il sindaco Alberto Gusmeroli ha chiamato le tre scuole dell’infanzia paritarie ed una comunale al fine di dividere i fondi ministeriali e consentire di scontare la retta. Per cui il Family Act rafforza il decreto della Fedeli e voglio sperare che anche le altre regioni facciano come Lombardia, Veneto e Piemonte che risparmiano per poi poter investire sulla scuola. Quindi la legge, in tandem con Regioni e Comuni, dovrebbe davvero garantire il pluralismo educativo e soprattutto salvare le sacche meridionali maggiormente esposte alla privazione culturale”.
@L_Argomento