Non è solo un semplice piano B, quello annunciato ieri da Matteo Salvini per il Colle ma, da tempo, già nella testa di tutti gli alleati del destra-centro. E per una serie di ragioni tattiche e di merito. Lega, FdI e buona parte di Fi guardano ormai alla partita per il Quirinale come l’anno zero del post berlusconismo, perché il primo vero passo di una nuova era politica. Non c’è evidentemente nulla di personale sul nome del Cav, ma si tratta della fisiologica voglia di camminare con le proprie gambe visti i sondaggi che danno la coalizione sopra il 40%. Al di là delle considerazioni sui nomi, sulle reali possibilità di Mario Draghi e sui riverberi in seno al governo (con il toto premier che dà in pole position Vittorio Colao), la foto-famiglia scattata pochi giorni fa a Villa Grande già faceva prefigurare uno scenario simile: sorrisi poco convinti e anticamera al liberi tutti verso un nome meno divisivo (copyright Gianni Letta).

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI E SILVIO BERLUSCONI
Potrebbe essere stata tutta una manovra per saggiare le truppe e quindi poi pesarne i voti? Oppure la tattica del risarcimento per il passo indietro, come la vulgata che vorrebbe Berlusconi e Prodi nuovi senatori a vita per chiuderla qui? In attesa che le risposte ufficiali arrivino, c’è il dato rappresentato dalla grande scommessa di Giorgia Meloni e Matteo Salvini: sì concorrenti, quanto a bagaglio di voti e ambizioni future (o, forse, presenti), ma espressamente consapevoli che senza l’ingombrante candidatura di Berlusconi sia possibile iniziare a costruire con ago e filo una cosa nuova. Il leader della Lega di trova nella complicata condizione di dover essere in maggioranza, perché glielo chiese buona parte di suoi grandi elettori, ma con il rischio di vedersi prosciugare le possibilità di esercitare una leadership nel destracentro.
Il numero uno di Fratelli d’Italia, unica donna a guidare un partito in Italia, viaggia con il vento in poppa e da tempo ha chiesto che al Quirinale vada un patriota soprattutto per consolidare il ruolo ritagliatosi all’opposizione, che la mette nelle condizioni di non aver mai cambiato idea anche perché ha dialogato con le fasce più deboli. Nel mezzo il sommovimenti centristi che, piacciano o meno, saranno determinanti in caso di elezioni perché offriranno il collegamento con il mondo delle associazioni, con il civismo sui territori e con alcuni vecchi capibastone che portano i voti. Per ogni fine c’è un nuovo inizio, disse Antoine de Saint-Exupéry.
@L_Argomento