Colpita e affondata. L’attacco all’ammiraglia russa Moskva è la plastica raffigurazione di come sta evolvendo la guerra in Ucraina. Dopo la retromarcia da Kiev, che i russi non hanno preso, è Odessa il vero obiettivo (al pari delle repubbliche separatiste) perché accesso principe ai traffici del Mar Nero. L’icona della nave abbandonata e danneggiata la dice lunga più di annunci o minacce.
Polveri bagnate
La premessa è che il conflitto-lampo è stato perso dalla Russia, così come l’ingresso a Kiev che non stato centrato: a Mosca resta solo la rabbia che sfoga a Mariupol con i deprecabili episodi di cui si legge e la minaccia nucleare. Ma per quanto? I sistemi di difesa occidentali in possesso della resistenza ucraina stanno funzionando a dovere, altrimenti non si spiegherebbe la fuga delle truppe russe dalle città colpite ma non occupate.
Arresti
Come nella migliore tradizione sovietica, chi sbaglia in Russia viene eliminato. E’ il caso del ministro della Difesa Sergei Shoigu, che secondo la stampa inglese ha avuto “un grave attacco di cuore non per cause naturali”. Il 66enne era uno dei più stretti collaboratori di Putin e fermo sostenitore dell‘invasione, ma nelle ultime due settimane era stato assente dalle scene. Inoltre venti generali sarebbero stati arrestati perché considerati responsabili della debacle su Kiev. Si va sempre più delineando quindi una spaccatura tra super falchi e colombe all’interno del Cremlino.
Minacce
Per cui al momento a Putin resta le generica minaccia di usare le armi nucleari: sul punto c’è l’idea da parte dei pianificatori Nato di usare l’F-35 come centro della deterrenza nucleare europea. Secondo i funzionari Nato si procede velocemente verso la modernizzazione dell’F-35 in questa direzione contando sul fatto che Germania, Polonia, Danimarca e Norvegia sono in lista per acquistarne.
@L_Argomento
(Foto: Moskva on Flickr)