Alla conquista della Cina con la pasta a cinque colori

La creatività dell’impresa italiana conquista il mercato estero nonostante la crisi pandemica

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Alla conquista della Cina con la pasta a cinque colori
La crisi da Covid non ha fermato la produzione di pasta italiana ed anzi ne ha spinto le vendite a livelli record, anche al di fuori dai confini nazionali, con un export cresciuto del 16%, confermandola assoluta regina e piatto confort per eccellenza sulle tavole del mondo.

Tra i grandi marchi che chiudono in positivo si segnala lo storico pastificio veneto Sgambaro che ha chiuso il bilancio 2020 con un aumento del fatturato estero del 30% sul giro d’affari complessivo di 21 milioni di euro.

Il pastificio gode, d’altronde, di un ottimo posizionamento nel Nord Europa, in particolare in Danimarca, Finlandia, Svezia ed Islanda e sta investendo per ampliare la sua presenza in Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, oltre che nei mercati della Russia e dell’Est Europa come Repubblica Ceca, Polonia e Serbia, come anche in Canada (che invia il suo grano Kamut all’azienda veneta per gustarne poi la pasta prodotta), Arabia Saudita, Israele, Sudafrica, Australia, Sud-est Asiatico e Giappone. Sgambaro – che dal 2001 produce una sola linea di pasta di grano duro, utilizzando esclusivamente materia prima italiana – entro tre anni ha in progetto di aumentare il peso dell’estero e per far questo sta puntando sul riconoscimento della qualità dei suoi standard alimentari.

Ha così ottenuto la certificazione Star-K Kosher che ha aperto all’azienda un importante sbocco sul mercato israeliano e la certificazione Halal, che le ha permesso di entrare in Indonesia e Arabia Saudita. In fase di sviluppo, poi, il progetto “Colourful pasta” dedicato al mercato cinese con la creazione di cinque tipologie di pasta aromatizzate con curcuma (che dona il colore giallo), spinaci (per il verde), pomodoro (per il rosso), barbabietola (per il viola) ed alga spirulina (per il verde-azzurro scuro).

In questa ottica di espansione si inquadrano anche le attività sul fronte marketing e della comunicazione per consolidare la riconoscibilità del marchio, confermando la collaborazione anche quest’anno con lo chef Bruno Barbieri, conosciuto in tutto il mondo anche come giudice di Masterchef Italia.
La sensibilità verso il benessere dei consumatori ha spinto Sgambaro a puntare alla filiera corta per eliminare i pesticidi dalla propria pasta già vent’anni fa.
L’attività di ricerca e sviluppo, condotta nei suoi laboratori trevigiani del borgo di Castello di Godego, oggi è rivolta sia alla selezione di grani con elevate proprietà nutrizionali, sia allo studio di packaging per la pasta completamente riciclabili.

L’attenzione verso l’ambiente si è concretizzata, lo scorso anno, con l’avvio del percorso green che porterà l’azieda a diventare, entro dieci anni, “climate positive”, ossia capace di sottrarre all’atmosfera più anidride carbonica di quanta ne rilascia con la propria attività. L’impresa, oggi alla terza generazione, nasce nel 1947 quando Tullio Sgambaro fonda il primo pastificio a Cittadella.

Negli anni Sessanta i figli, Dino ed Enzo, entrano in azienda e hanno un’intuizione per renderla sempre più autosufficiente e per controllare la filiera con la massima qualità: affiancare l’attività molitoria a quella della pastificazione, diventando una delle poche realtà medio- grandi del settore ad avere un mulino interno.

Nel tempo cercano un contatto diretto con gli agricoltori per ottenere il grano migliore. Costruiscono 21 silos in Puglia per immagazzinare il grano senza intermediari e garantire il controllo totale di tutta la filiera dal campo alla tavola.

Sgambaro diventa così la prima azienda in Italia a certificare un pacco di pasta fin dall’origine e ad ottenere la dicitura “100% Grano Duro Italiano” ed a “km zero”.
Alla conquista della Cina con la pasta a cinque colori

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