Ballando con le stelle: Caterina Balivo in arrivo, gelo con la Lucarelli?
Il palcoscenico attende. Una nuova presenza. Caterina Balivo varca la soglia di Ballando con le Stelle. Un salto dimensionale. Dall’intimità rassicurante del salotto pomeridiano al vortice abbagliante del sabato sera, un transito che ridisegna i confini della sua carriera televisiva, un’evoluzione performativa che la sottrarrà al ruolo di arbitra elegante dei talk per consegnarla, nuda e cruda, al giudizio inesorabile della tribù dei giudici: Iva Zazzaroni, Fabio Canino, Carolyn Smith, Selvaggia Lucarelli, Guillermo Mariotto.
La rivelazione, un seme lanciato con calcolata premura da Gabriele Parpiglia nella sua newsletter, non è che l’ultimo, fragoroso tassello di un mosaico di voci che da eoni—o forse solo da tre anni, da quando Alberto Dandolo sul settimanale Oggi ne profetizzò l’arrivo—sussurrava il suo nome. Una partecipazione sempre negata, sempre sfuggita all’accerchiamento delle telecamere di Milly Carlucci. Fino ad ora.
L’Architettrice dell’Agorà
Ma la Balivo, astuta sacerdotessa del piccolo schermo, già domina i meccanismi del Ballando senza averne mai calpestato il parquet. Il suo salotto ne La Volta Buona è diventato l’antecamera necessaria, l’agorà dove i gladiatori della domenica—i Raimondo Todaro, i Filippo Magnini—depongono le armi e si confessano, lanciano dardi, accendono polemiche che poi esploderanno altrove. È lì che Guillermo Mariotto, con un epigramma tagliente, scatenò l’ira dell’ex nuotatore; è lì che Todaro ha contestato i verdetti di Carolyn Smith, innescando una replica al vetriolo sui social, un farneticare di accuse che la giurata ha liquidato con il disprezzo sublime di chi cita la Lucarelli: “Ti ignorerò così tanto, che anche tu dubiterai della tua esistenza”.
La pista è un campo di battaglia. Lei, finora, ne ha osservato le dinamiche dall’alto, tessendo trame. Ora scende nell’arena. Come affronterà il cimento? E, soprattutto, quella stessa Selvaggia che l’ha punzecchiata le consegnerà il dieci, il sigillo di un’improbabile perfezione? Il palcoscenico attende. La risposta è nei passi ancora non compiuti.
