Home » Riforma della giustizia: il Sì avanti nei sondaggi, ma resta l’incognita affluenza

Riforma della giustizia: il Sì avanti nei sondaggi, ma resta l’incognita affluenza

9158698_30124607_riforma_giustizia-oggi-04-11-2025

Il dibattito sulla riforma della giustizia è tornato al centro della scena politica.
A pochi mesi dall’eventuale referendum sulla separazione delle carriere dei magistrati, i sondaggi raccontano un’Italia spaccata, ma con una leggera prevalenza del “Sì”.

Secondo l’ultima rilevazione YouTrend/Sky TG24, pubblicata il 3 novembre, il 56% degli italiani voterebbe a favore della riforma, mentre il 44% si schiererebbe per il “No”.
Il dato più significativo, tuttavia, è un altro: meno della metà degli intervistati si dice certa di andare a votare. Un segnale che fotografa bene il clima politico e l’incertezza del momento.

Cosa prevede la riforma

Il testo approvato dal Parlamento a settembre introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
Oggi un magistrato può passare da un ruolo all’altro; con la riforma, invece, i due percorsi diventerebbero del tutto incompatibili.

Per i sostenitori, si tratta di un passo verso una giustizia più equilibrata e imparziale.
Per gli oppositori, al contrario, la riforma rappresenta un rischio per l’indipendenza della magistratura e per la tenuta del sistema.
Come spesso accade, la realtà è più complessa delle dichiarazioni di parte.

Riforma della giustizia

I numeri del sondaggio

Nel dettaglio, il sondaggio YouTrend/Sky TG24 riporta:

  • Sì: 56%

  • No: 44%

  • Affluenza potenziale: 48% certi di votare, 20% probabili, 16% indecisi, 9% sicuri di non partecipare

Un margine che lascia aperto ogni scenario.

Un’altra indagine, condotta da Izi S.p.A. e citata da La Gazzetta del Mezzogiorno, parlava di oltre il 70% di favorevoli, ma senza precisare le condizioni del referendum.
Più cauta la stima de la Repubblica, che indicava il “Sì” al 51% e il “No” al 49%.
Il consenso, dunque, è tutt’altro che consolidato.

Gli italiani e la fiducia nella giustizia

Al di là dei numeri, emerge un sentimento diffuso di sfiducia nel sistema giudiziario.
Solo l’8,9% degli italiani dichiara un livello di fiducia alto, mentre oltre il 40% percepisce la giustizia come “lenta e politicizzata”.

Un contesto che spiega, almeno in parte, il consenso verso la riforma.
Molti cittadini, infatti, sembrano intenzionati a votare non tanto per convinzione, quanto per protesta.

“Sì, ma solo per dare una scossa”, si legge in diversi commenti online.
Una frase che vale più di mille grafici.

Il fronte politico

Sul piano politico le posizioni restano polarizzate.
Le forze di governo sostengono la riforma, definendola “necessaria per riequilibrare il sistema”.
L’opposizione, invece, parla di “attacco all’autonomia dei magistrati” e prepara una campagna per il No.

Anche all’interno della magistratura il dibattito è acceso:

  • L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha espresso “forte preoccupazione”.

  • Alcuni giudici, in particolare quelli più giovani, la considerano invece “un chiarimento dovuto dei ruoli”.

L’incognita dell’affluenza

Nonostante il “Sì” risulti in vantaggio, la vera sfida sarà portare gli elettori alle urne.
Il quorum del 50% + 1 resta l’ostacolo principale: con un’affluenza reale sotto il 45%, il voto rischierebbe di essere nullo.

Le prossime settimane saranno decisive.
Tra talk show, dibattiti e campagne sui social, la battaglia referendaria proverà a spostare l’ago della bilancia.

Una certezza, però, rimane: la giustizia continua a dividere l’Italia.

✍️ Articolo da Clarissa Missarelli

x