L’influencer Emman Atienza muore a 19 anni dopo essere stata ritrovata nella sua casa di Los Angeles

Emman Atienza era una giovane e influente ragazza filippina che condivideva la sua vita sui social network con la stessa franchezza con cui affrontava le difficoltà quotidiane. A soli 19 anni, Emman aveva più di 850.000 follower su TikTok e 218.000 su Instagram: non era solo una star del web, ma anche una voce coraggiosa per coloro che lottano in silenzio contro i problemi di salute mentale. Figlia di Kim Atienza, noto conduttore televisivo filippino, Emman ha sempre cercato di rimanere fedele a se stessa, diffondendo sui social network un messaggio di autenticità, ma anche di dolore.

Dall’età di 12 anni, Emman ha lottato contro il disturbo bipolare, l’ansia e i pensieri suicidi. Nonostante le difficoltà, la giovane ragazza ha cercato di trasformare il suo dolore in arte e messaggi positivi, utilizzando la sua piattaforma per attirare l’attenzione degli altri sui problemi di salute mentale. “Trattamento resistente”, ha scritto in uno dei suoi post, ma nonostante le sfide, ha continuato a condividere la sua realtà con il mondo. Tuttavia, la sua visibilità sui social media non l’ha protetta dal lato oscuro della fama digitale: il bullismo online.
Nel settembre 2024, un video in cui lei e le sue amiche pagavano un conto di 133.000 pesos filippini in un ristorante è diventato virale, scatenando una tempesta di odio con attacchi e insulti legati alla sua apparente ricchezza. Nonostante la difesa di Emman, il danno emotivo era già stato fatto e la pressione era diventata insopportabile. “Ogni volta che pubblico un post, sono presa dall’ansia e dal terrore”, ha scritto, rivelando quanto fosse difficile continuare la sua attività online senza soccombere alla violenza verbale dei troll.

Questa storia, conclusasi con il suo tragico suicidio il 22 ottobre 2025, ha sconvolto il mondo dei social media, sollevando interrogativi, soprattutto tra le giovani generazioni, su quanto possa essere pericolosa la fama digitale. La sua morte, confermata come suicidio dal dipartimento di medicina legale di Los Angeles, non è solo una tragedia personale, ma un campanello d’allarme per tutti noi: i social media amplificano la solitudine e la sofferenza? Quanto pesano davvero i “mi piace” e i commenti sugli altri?
La Reazione dei Social Media
La reazione sui social è stata potente, ma anche ambigua. Da un lato, c’era chi ha esposto condoglianze sincere e messaggi di solidarietà, mentre dall’altro ci sono stati commenti che hanno messo in discussione il ruolo dei social media nella tragedia di Emman. Un commento di Marco Fontana su Facebook ha scritto: “Strano che sia stata scritta la ragione dell’exitus nel titolo. Non c’è nulla di rispettoso nel sensazionalismo.” Mentre Aleister Crowley ha sollevato una domanda inquietante: “E se i social avessero amplificato i suoi problemi di salute mentale?”
C’erano anche voci che accusavano direttamente il bullismo online, come quella di Loredana Foti, che scrive: “Tutto parte sempre dai bulli. Maledetti!” Altri, come Giuseppina Sechi, si sono concentrati sulla giovinezza della ragazza, dicendo: “Troppo giovane, la vita è un dono, ma perché così triste?”
